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brano
 
Livio
Ab urbe condita II, 30
 
originale
 
[30] Multis, ut erat, horrida et atrox uidebatur Appi sententia; rursus Vergini Largique exemplo haud salubres, utique Largi [putabant sententiam], quae totam fidem tolleret. Medium maxime et moderatum utroque consilium Vergini habebatur; sed factione respectuque rerum priuatarum, quae semper offecere officientque publicis consiliis, Appius uicit, ac prope fuit ut dictator ille idem crearetur; quae res utique alienasset plebem periculosissimo tempore, cum Volsci Aequique et Sabini forte una omnes in armis essent. Sed curae fuit consulibus et senioribus patrum, ut imperium sua ui uehemens mansueto permitteretur ingenio: M". Valerium dictatorem Volesi filium creant. Plebes etsi aduersus se creatum dictatorem uidebat, tamen cum prouocationem fratris lege haberet, nihil ex ea familia triste nec superbum timebat; edictum deinde a dictatore propositum confirmauit animos, Seruili fere consulis edicto conueniens; sed et homini et potestati melius rati credi, omisso certamine nomina dedere. Quantus nunquam ante exercitus, legiones decem effectae; ternae inde datae consulibus, quattuor dictator usus. Nec iam poterat bellum differri. Aequi Latinum agrum inuaserant. Oratores Latinorum ab senatu petebant ut aut mitterent subsidium aut se ipsos tuendorum finium causa capere arma sinerent. Tutius uisum est defendi inermes Latinos quam pati retractare arma. Vetusius consul missus est; is finis populationibus fuit. Cessere Aequi campis, locoque magis quam armis freti summis se iugis montium tutabantur. Alter consul in Volscos profectus, ne et ipse tereret tempus, uastandis maxime agris hostem ad conferenda propius castra dimicandumque acie exciuit. Medio inter castra campo ante suum quisque uallum infestis signis constitere. Multitudine aliquantum Volsci superabant; itaque effusi et contemptim pugnam iniere. Consul Romanus nec promouit aciem, nec clamorem reddi passus defixis pilis stare suos iussit: ubi ad manum uenisset hostis, tum coortos tota ui gladiis rem gerere. Volsci cursu et clamore fessi cum se uelut stupentibus metu intulissent Romanis, postquam impressionem sensere ex aduerso factam et ante oculos micare gladios, haud secus quam si in insidias incidissent, turbati uertunt terga; et ne ad fugam quidem satis uirium fuit, quia cursu in proelium ierant. Romani contra, quia principio pugnae quieti steterant, uigentes corporibus, facile adepti fessos, et castra impetu ceperunt et castris exutum hostem Velitras persecuti uno agmine uictores cum uictis in urbem inrupere; plusque ibi sanguinis promiscua omnium generum caede quam in ipsa dimicatione factum. Paucis data uenia, qui inermes in deditionem uenerunt.
 
traduzione
 
30 La maggior parte dei senatori trovarono eccessivamente spietata, come infatti era, la proposta di Appio. Al contrario, quelle di Verginio e di Larcio non sembrarono molto praticabili: la prima perch? avrebbe creato un precedente, la seconda perch? avrebbe tolto ogni fiducia. La miglior soluzione di compromesso per entrambi i contendenti sembrava comunque quella di Verginio. Ma lo spirito di parte e la priorit? degli interessi particolari, che hanno sempre danneggiato e sempre danneggeranno le deliberazioni pubbliche, fecero prevalere Appio: poco manc? che venisse addirittura eletto dittatore, cosa che avrebbe del tutto alienato la plebe in quei momenti di grandissimo rischio (il caso voleva, infatti, che Volsci, Equi e Sabini fossero contemporaneamente in armi). Ma i consoli e i senatori pi? anziani, preoccupandosi che quella carica, di per s? vicina all'onnipotenza, finisse in mano a una persona dal carattere mite, eleggono dittatore M. Valerio, figlio di Voleso. La plebe, pur rendendosi conto che la nomina di un dittatore avveniva a suo discapito, tuttavia da quella famiglia non temeva tristi sorprese o repressioni visto che era stato proprio un fratello del neoeletto a far varare la legge sul diritto d'appello. In s?guito un editto del dittatore conferm? queste buone disposizioni perch? riproduceva a grandi linee quello del console Servilio. Ma pensando che la miglior cosa fosse aver fiducia sia nell'uomo che nella sua carica, abbandonarono l'ostruzionismo e si arruolarono. Mai prima di allora ci fu un numero cos? alto di effettivi: vennero formate dieci legioni. Ogni console ne ebbe tre ai suoi ordini, mentre quattro andarono al dittatore. La guerra non si poteva pi? rimandare. Gli Equi avevano invaso il territorio latino. Ambasciatori latini chiedevano al senato o un invio di rinforzi o l'autorizzazione a prendere le armi per proteggere il proprio paese. Difendere i Latini inermi sembr? pi? sicuro che permettere loro di riprendere le armi. Venne inviato il console Vetusio, il quale pose fine alle razzie. Gli Equi evacuarono la campagna e, fidando maggiormente nella posizione che nelle armi, se ne stavano in attesa sulle cime dei rilievi. L'altro console marcia contro i Volsci e, anche lui per non perdere tempo, comincia a devastare metodicamente le campagne per spingere il nemico ad accamparsi pi? vicino e costringerlo allo scontro. I due eserciti si schierarono ciascuno di fronte alla propria trincea, in una piana compresa tra i due accampamenti. I Volsci erano numericamente di gran lunga superiori: per questo si buttarono sprezzanti allo sbaraglio. Il console romano non si mosse n? permise di rispondere all'urlo di guerra, ma ordin? ai suoi di stare fermi e con le aste piantate a terra: soltanto quando il nemico fosse arrivato a distanza ravvicinata, avrebbero dovuto assalirlo con tutte le loro forze e risolvere la cosa con le spade. Quando i Volsci, affaticati dalla corsa e dal gran gridare, arrivarono sui Romani, apparentemente atterriti alla loro vista, e si resero conto del contrattacco in atto vedendo il bagliore delle spade, come se fossero finiti in un'imboscata, fecero dietro-front spaventati. Ma non avevano pi? la forza nemmeno di fuggire, perch? si erano gettati in battaglia correndo. I Romani, invece, rimasti fermi nelle fasi iniziali, erano freschissimi: non fu quindi difficile per loro piombare sui nemici sfiniti e catturarne l'accampamento. Di l? inseguirono i Volsci rifugiatisi a Velitra, dove vincitori e vinti irruppero come se fossero stati un esercito solo. L?, in un massacro generale e senza distinzioni, versarono pi? sangue che nella battaglia vera e propria. Vennero risparmiati soltanto quei pochi che si arresero inermi.
 

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